Ogni giorno è una freccetta che manca il bersaglio – di Emanuele Trevi

Adoro tutte le espressioni sgrammaticate che si impongono nell’uso in virtù della loro efficacia. Come quando si dice che uno è «nato imparato». Ebbene, io credo che tutti noi nasciamo «imparate» e «imparati» per qualcosa che non siamo mai, fino all’ultimo respiro, in grado di riconoscere nitidamente. Ogni giorno della vita è una freccetta che manca il bersaglio. Ed è qui che entra in gioco la scrittura, intesa come processo e non come un risultato, come un prodotto eventualmente apprezzabile dalla critica o vendibile. Quindi quello che cerchiamo di fare nei corsi di Molly Bloom non è trasmettere i trucchi del mestiere, che sono sempre gli stessi e facilmente intuibili senza bisogno di nessun insegnamento. Quello che ci interessa è la disponibilità a riempire di determinati contenuti uno spazio di concentrazione e solitudine che si può creare nella vita con relativa facilità: bastano due orette al giorno, niente di drammatico. Questi contenuti sono limitati, non più di una decina, e vanno dal punto di vista alla differenza tra fantasia ed immaginazione, dal rapporto fra voce e scrittura all’arte di leggere, non meno difficile di quella di scrivere. Nel corso del tempo, non abbiamo prodotto nessun soldatino dell’industria culturale, nessun operaio dello storytelling. Vogliamo amici, cioè gente che cerca nel buio come noi, su un piano di totale parità. Passiamo insieme delle belle ore, nel tardo pomeriggio. Ci ostiniamo a capire in cosa, venendo al mondo, eravamo già «imparati». Facciamo in modo che a insegnarcelo sia quello che scriviamo, quello che leggiamo.